
Si avvicina l’estate e in tanti ci chiediamo quando e se si potrà ricominciare a viaggiare, dove e quando potremo organizzare le nostre vacanze. Anche a casa mia c’è una certa preoccupazione all’idea di restare tutta la bella stagione in una città calda, afosa, senza mare né montagna. Allora, mi metto a cercare sul vocabolario la parola “viaggio”: lo spostarsi per andare da un luogo ad un altro.
– Bene – dico alla mia famiglia riunita a tavola – quest’anno possiamo scegliere di andare dalla cucina al soggiorno, dal bagno alla camera o addirittura, ma lì c’è bisogno di una certificazione speciale, da casa al supermercato! –
Applausi a non finire, finalmente un po’ di luce sul nostro futuro.
D’altra parte, un viaggio si può fare anche da seduti, leggendo un bel libro, o guardando un film, o ascoltando musica: ci si può allontanare con la fantasia o l’immaginazione ancora più che non con tutte le possibilità fisiche ed economiche. Ieri ho viaggiato col drago Eliot sui boschi del Nord America; poi, leggendo, sono atterrata in Sicilia, a Palermo, dove ho fatto una degustazione di arancine e cannoli; con la musica mi sono ritrovata in un localino degli anni ’30 a ballare lo swing con un bellissimo vestito da sera in seta.
Poi sul tardi, sono uscita per una camminata, rigorosamente con la mascherina, ed ho incontrato una vicina. Siamo rimaste ad una distanza di più di un metro:
– Ciao, come stai? È proprio un pezzo che non ci vediamo!
– Eh, sì, e in questo pezzo la mia vita è stata stravolta. Il virus si è portato via mio marito. – Una lacrima scendeva a irrigare la pelle non più giovane.
Silenzio. Neanche un abbraccio era possibile. Neanche una stretta di mano.
Dire “mi dispiace” mi sembrava come regalare un oggetto che avevo in casa e che non mi piaceva, due parole troppo misere. Eppure erano le uniche che avevo.
La notte non riuscivo a dormire, tutti quei viaggi forse mi avevano stancata. Ma tra tutti, ne ero certa, il viaggio più esotico, nel senso di straniero, l’avevo fatto incontrando quella donna. Un viaggio dell’anima, l’uomo che esce dal proprio io ed incontra l’altro, un mondo, pur nel dolore, anzi forse ancora di più per quello, misteriosamente bello, necessario e imprescindibile. Sì, non c’è viaggio più misterioso, affascinante e faticoso che uscire da sé per incontrare l’altro.
Grazie Karin, storie vere di un tempo surreale.
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