La fotografa a raggi X

Vera sin da piccola aveva due passioni: la fotografia e la cura. Girava sempre con la sua macchina fotografica e riusciva a cogliere gli istanti più belli anche nelle situazioni più difficili. Per esempio: un giorno era sull’autobus e una vecchietta se la stava prendendo con un ragazzino che urtandola col suo zaino stracolmo e pesante, le aveva rovinato lo chignon. La vecchietta stava sollevando il bastone e tutti i passeggeri si stavano allontanando da lei spaventati. Beh, Vera è riuscita a cogliere il momento in cui tutti guardavano la vecchietta stupiti a bocca aperta e la vecchietta, col bastone sollevato, sembrava volesse dirigerli come un coro. Vera è riuscita a vedere oltre! Con le sue interpretazioni dei fatti la realtà diventava più bella. Un’altra volta un ladro stava uscendo da una finestra al pian terreno con un televisore in braccio. Vera ha scattato una foto proprio quando l’uomo era seduto sul davanzale con la testa nascosta dietro lo schermo, e le braccia e le gambe, tutte in nero, sembravano quelle del televisore. Così a vedere la foto sembrava che il televisore si fosse seduto un attimo sul davanzale per prendere una boccata d’aria! Il ladro è stato comunque beccato subito e costretto a riportare la refurtiva al suo posto e a riselezionare tutti i canali. Vera però con la sua foto ha lasciato una traccia divertente di quell’episodio. La ragazza però aveva anche la passione per la cura, cioè del prendersi cura degli altri. Ma non come un medico che pensa subito ad una medicina o ad una terapia, più come una specie di infermiera che dà una parola di conforto o un sorriso. Se sua madre aveva il mal di testa e le chiedeva di portarle una pasticca, Vera si inventava di tutto per farla star meglio: spegneva tutte la luci e accendeva delle candele profumate, riempiva una bacinella d’acqua e simulava il suono del mare in battigia, apriva le finestre e faceva entrare un uccellino cinguettante. Ma si dimenticava la pasticca. O, una volta, mi ero slogata una caviglia scendendo dal marciapiede. Vera era dietro di me ed è subito andata dal giornalaio a comprare una rivista di cucina e me l’ha regalata per distrarmi dal dolore. E infatti mi sono seduta su una panchina e dopo un po’ stavo meglio! Allora, tutte queste cose sono successe un po’ di anni fa, poi Vera ha avuto un periodo difficile in cui non riusciva a decidersi sul corso di studi che più si addiceva alle sue passioni. Ha provato ad iscriversi all’accademia di fotografia, ma le mancava troppo l’aspetto della cura; ha iniziato un corso da infermiera, ma le mancava la fotografia. Durante un tirocinio in ospedale però ha avuto la certezza della sua vocazione e dopo una appropriata preparazione teorico-pratica, oggi Vera è il più originale e discusso tecnico dei raggi X! Se vi capita di dover fare una lastra all’ospedale nei turni di lavoro di Vera, potrete avere conferma delle mie affermazioni. Un paio di settimane fa ho accompagnato la mia vicina di 82 anni che è caduta e si temeva si fosse fratturata il bacino. All’ospedale eravamo in fila per fare una lastra, quando abbiamo incominciato a sentire commenti e mormorii imbarazzanti: C’è di nuovo l’artista, chissà come mi farà posare; sono appena uscita, ho dovuto dare la mano ad un altro ragazzo anche lui col braccio rotto, un male cane, e mettermi così, con anche la gamba così, e alla fine sulla lastra oltre che le nostre fratture, si vede un grande cuore, guarda, quella è matta, però il ragazzo era carino, molto, e abbiamo sofferto insieme, è stato bellissimo..eccolo lì, mi vergogno, ha la mia stessa lastra, con anche il mio braccio rotto e la mia gamba sana..; non so perché non l’hanno ancora espulsa quella tipa, una volta avevo solo un mignolo rotto e mi ha fatto fare una lastra a tutte e due le mani reggendo due tazzine da caffè, una sana ed una sbreccata…; a me sta simpatica, non è il solito tecnico, lei ci mette del suo e non ti fa sentire in ospedale, ti sembra di andare dal fotografo..dicono che in effetti da quando c’è lei sono aumentati i pazienti di ortopedia..; a me ha fatto mille foto alla tibia e al perone rotti perché dice che non ha mai visto una frattura così perfetta, dice che li manderà ad un concorso..mai sentito di concorsi per lastre di raggi X; a me hanno detto che la tengono solo perché ormai è troppo conosciuta e se la mandassero via si solleverebbe un polverone..; io ho una frattura al polso, chissà come dovrò posare… A sentire i commenti la mia vicina non riusciva a tranquillizzarsi, un paio di volte mi ha chiesto di portarla a casa perché era certa di non aver niente di rotto. Fortuna il nostro turno è arrivato presto e Vera mi ha subito riconosciuta. Buongiorno, come sta? E questa bella signora qui con lei? Non avrà mica paura del dottore? Le ho spiegato la situazione tacendo sul fatto che non ha paura del dottore ma del tecnico sì, e Vera ha preso subito sottobraccio un altro signore anziano, minuto e un po’ claudicante, e ci ha chiesto di seguirla. Io sono dovuta rimanere fuori dalla stanza radioattiva, ma la mia vicina è entrata sulla sedia a rotelle spinta dall’altro malcapitato. Sono passati 10 o 15 interminabili minuti e poi la mia vicina è uscita sulla stessa sedia a rotelle, ma con in braccio il tipo di prima, sorridente come se fosse uscita dal parrucchiere per andarsi a sposare, con Vera dietro che li spingeva: Ecco qui, tutto a posto, la sua amica non ha niente di rotto e potrà accompagnare questo principe verso la sala gessi, manderò subito una copia della foto al dottore, sono venuti benissimo i nostri amici, sono molto fotogenici!

Ho spinto la carrozzella con la mia vicina e il principe fino alla sala gessi e dopo qualche minuto si è aperta una porta e ne è uscita solo una grossa e inquietante voce: Chiamatemi Veraaa! Che razza di foto è questa? Di chi è il bacino e di chi il femore? E la mano? Quando finirà questa storia?

Per voi la storia finisce qui, ma per la mia vicina e il principe…

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