Sembrava proprio un tavolino da bar sul marciapiede, però era l’unico, e non c’era un bar nelle vicinanze. Un bel tavolino pieghevole in legno, con due sedie e un ombrellone. Seduti, che mangiavano panini con gusto, due operai dei servizi del gas cittadino, e a fianco, per terra, strettamente osservata, la botola aperta.
– Che roba! Si sono portati addirittura il tavolo e l’ombrellone!
– Certo mamma, hanno fatto bene, hanno diritto anche loro ad un pranzo dignitoso seduti all’ombra!
Sono stata zittita senza possibilità di difesa. Ed hanno ragione N. e L. Perché no, perché non potremmo, già in questi primi giorni di vero caldo estivo, girare con un ombrellone, un tavolino e due sedie pieghevoli. Certo dovremmo attrezzarci con un carrello, ma potremmo fermarci quando stanchi, e magari offrire riposo e riparo ad un passante, fare conoscenza, condividere un pranzo al sacco e qualche battuta simpatica, e poi ripartire ognuno per la sua strada. Forse non avremmo più così paura degli estranei. Perché non saremmo più così estranei gli uni agli altri.
Sono diventata cipollefritte dipendente.
Mi piacciono tanto i tuoi racconti.
Li aspetto con curiosità e non resto mai delusa…mi danno gioia. Grazie
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Cipollefritte dipendenza è una bella malattia, credo!
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