
Ci sono posti che non si frequentano se non per doveri inevitabili. Uno di questi è l’ufficio postale. Nessuno dice: vado a farmi un bel giro all’ufficio postale o, finalmente oggi è il giorno dell’ufficio postale (se non per ritirare la pensione). È piuttosto un luogo di penitenza, ci si deve passare per raggiungere uno stato migliore, come per esempio liberarsi di parte del proprio capitale per pagare una tassa o una bolletta o una multa. Se ne esce alleggeriti. Ieri era uno di quei giorni di penitenza. Non dovevo pagare, ma finalizzare un’iscrizione, una cosa da niente, mostrare un documento, firmare e via. Niente lasciava presagire che le cose sarebbero andate diversamente. La fila fuori era di almeno venti persone ma, armata subito di biglietto numerato, ho confidato nell’efficienza della macchina statale e mi sono docilmente arresa alla virtù della pazienza. Subito un paio di nuovi arrivati mi hanno chiesto se io fossi l’ultima della fila e se ci fosse da prendere un numero. Ho risposto con cortesia e fermezza, come se fossi io la direttrice delle Poste Italiane, e avessi il dovere di mettere i clienti a proprio agio. Poi è arrivato un ragazzo straniero, che parlava l’italiano con i verbi all’infinito, e ha chiesto agli ultimi cosa fare.
– Prendere biglietto numero, signora gentile qui già dire noi. – Gli hanno risposto adottando la stessa grammatica.
Poi è arrivata una signora che conosceva il ragazzo straniero e gli ha chiesto come andava eccetera e il ragazzo sembrava felice di vedere un volto amico.
– Prendere numero – ha detto alla signora mostrando di aver imparato la regola.
Ancora dopo è arrivato un anziano in sedia a rotelle spinto da un giovane dai tratti orientali. La signora amica dello straniero ha detto all’orientale di prendere il numero, ma poi, pensando bene a quel poveretto sulla sedia a rotelle e al caldo afoso, si è guardata attorno, ha cercato l’attenzione di tutti e ha proposto di far passare avanti l’anziano.
Ma certo. Certo. Ovviamente. Ci mancherebbe. Ma prego vada pure. Tutti erano super disponibili e sorridevano all’anziano che avanzava con la sua sedia come su un trono approvato dai sudditi.
E poi, poi, poi, era il mio turno. Sono entrata in tutta calma, mi sentivo forte e fiera perché mi sembrava di essere circondata da amici. Allo sportello ho esposto il mio caso e una giovane donna gentilissima ha provato ad aiutarmi. Una roba da due minuti. Purtroppo però il suo computer è andato in blocco. “Le chiedo gentilmente di passare dal mio collega, l’aiuterà in un attimo”. Certo, che problema c’è, ovvio che andrà tutto bene, oggi sono la direttrice delle Poste! Dal collega prima di me c’era la signora che era arrivata dopo di me. Mi ha subito fatto un sguardo per scusarsi di farmi attendere, e io ho risposto con un sorriso, sbrigherò subito tutto, in fondo fin’ora è andato tutto liscio. Ed ecco di nuovo il mio turno. “Bene, provo subito ad inserire i dati signora, ecco fatto, ma no, non capisco, si blocca tutto il sistema.” “Ma doveva essere una cosa da niente, ho già fatto tutta la procedura più complicata da casa, qui dovreste solo finalizzare.” “Certo signora, ma qualcosa è andato storto, le consiglio di chiamare questo numero verde e poi tornare”. Mi sono voltata e già agli altri sportelli c’erano tutti quelli che erano arrivati dopo di me, tutti presi dai loro interlocutori gentili, ognuno con la propria pratica da sbrigare. Un velo di malinconia stava per coprire il mio sguardo, sembrava che fossi l’unica a tornare a casa senza risultati. Sono uscita e c’era una nuova fila, cioè una fila di volti nuovi. Il penultimo diceva all’ultimo di prendere il numero, con un sorriso. Ho pensato che l’indomani mi sarei ritrovata ancora lì, con un nuovo numero e con altre persone. E allora “sarò di nuovo la direttrice delle Poste Italiane!”, potrò di nuovo accogliere tutti quelli che vengono dopo di me e lasciar passare gli anziani e le donne incinte. Potrò chiedere come mai la mia pratica manda in blocco i computer e aiutare i tecnici informatici a cercare un sistema migliore. Potrò vedere tutti quelli che erano dietro di me in fila, sbrigare le loro pratiche serenamente, e io invece dovrò tornare ancora. Perché sono la direttrice. E la direttrice è sempre al servizio!
Mi son proprio fatta una risata di cuore!!! Ma poi anche oggi ti ringrazio perché mi hai fatto pensare…. e si sa mente e cuore insieme che belle cose sanno fare.
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