
– Ti aspettiamo all’ombrellone 35, fai presto!
Stef e P. mi aspettavano in piscina, quella accanto al centro vaccini dove dovevo andare per la seconda dose.
Felice di aver assolto il mio dovere di buona cittadina che si prende cura della salute propria e di quella degli altri, arrivo da Stef e P. che allegri e felici dall’acqua mi indicano la direzione dell’ombrellone: – Vai, lascia tutto e vieni a tuffarti con noi!
Col mio cerotto in bella vista sul braccio come un trofeo di guerra cerco l’ombrellone 35 tra quelli nell’area più libera sul prato. Ma con mio grande disappunto il 35 era proprio nella zona più sconveniente, accanto a ad un gruppo di 6/7 giovani uomini, quasi tutti evidentemente stranieri, probabilmente lavoratori stagionali, che parlavano un italiano stentato e scherzavano tra loro in uno stile che non mi piaceva e mi faceva sentire decisamente a disagio. Non mi sarei mai tolta i vestiti accanto a quella gentaglia e soprattutto non mi sarei mai e poi mai sentita sicura di lasciare il mio zaino con soldi e documenti incustodito in balia di quel gruppo. Ho guardato in direzione dell’acqua per cercare Stef ma ovviamente era troppo lontano e impegnato nel nuoto per poterlo pescare. Ho cercato qualcosa da leggere ma non mi ero portata niente, eccetto un campioncino di dentifricio con pochi ingredienti e a piccolissime lettere. Avevo pochi giga per poter navigare su internet e ho fatto un paio di telefonate con interlocutori che sembrava non avessero molto da raccontarmi né da ascoltare. Così l’unica cosa che mi rimaneva da fare era far finta che odiassi il sole e sdraiarmi vestita sotto l’ombrellone, guardando solo a destra per evitare di incrociare anche solo lo sguardo di uno degli uomini. Ogni secondo mi sembrava un’ora e la rabbia cresceva, fino a quando uno di quelli, probabilmente il più giovane e sicuramente il più scuro di pelle mi si è avvicinato:
– Mi scusi, potrebbe guardarci le cose mentre andiamo in acqua, sa – indicando con lo sguardo tutto intorno – non si può star tranquilli qui!
Non potevo credere alle mie orecchie e ai miei occhi! Mi veniva da ridere, tantissimo, ma mi sono dovuta trattenere per rassicurare il giovane che avrei fatto del mio meglio.
Così sono rimasta sotto l’ombrellone a badare alle cose di quella “gentaglia”!! Però mi sono tolta i vestiti ed ho preso il sole. E questa volta guardavo solo a sinistra. E poi, quando è arrivato Stef, ridendo, ho guardato il cielo!