Un cagnone

Per mesi mi sono chiesta cosa scrivere in tempi così stupidamente difficili! La guerra in Europa, con tutte le sue conseguenze, mi ha lasciata svuotata di pensiero. Poi mi sono ricordata di quello che mi aveva detto Alina qualche anno fa. Era a proposito dei terremoti collegati alle grandi trivellazioni per gas e olio. Diceva, nel suo italiano stentato, che la terra è come un grande cane, un cane buono che vuole essere amico fedele dell’uomo. E l’uomo lo riempie di mille aghi sulla pelle, lo ferisce in mille modi. E ogni tanto quel cane si vuole scrollare di dosso quegli aghi e si agita dando origine ai terremoti. La metafora mi era piaciuta, e ripensando ho voluto prenderne spunto per scrivere qualche riga di speranza. Perchè non voglio cedere al pessimismo!

Un cagnone onesto e fedele,

nessun desiderio se non 

rendere la vita mano crudele.

Con sé cibo, acqua, aria, energia

ma di quello che dà 

resta solo amnesia!

Mai si ferma,

gira gira in traiettoria, 

a cercare un senso,

avvitarsi alla storia.

Dell’uomo il migliore amico

e dall’uomo crivellato e tosato!

Sfruttato fino al midollo,

soffocato e svuotato,

piantato di mille aghi accollo.

Ma verrà un giorno, presto certo,

un uomo nuovo, nuovissimo, un bambino.

Lo prenderà con sé, tra le sue braccia, 

seduti lieti nell’angolino.

Lo coccolerà e di baci lo strapazzerà,

e poi ancora, con un gran solletico 

lo farà scuotere da tutti gli aghi, 

togliendogli i dolori, un anestetico.

E cresceranno insieme, grandi amici, 

correndo e ridendo, ogni giorno più felici.

Cipolle d’Egitto

Mi faccio viva dopo un po’ di mesi passati col blocco dello scrittore, grazie ad una lettura casuale di oggi in cui veniva usata l’espressione “rimpiangere le cipolle d’Egitto”. 

Sono andata a cercare quali fossero queste cipolle d’Egitto e mi si è aperto un panorama inaspettato e interessantissimo. Innanzitutto sono una varietà che in Italia sembra si coltivi solo nella zona di Ventimiglia e della Valle della Nervia. Hanno i bulbi piccoli ma la pianta può superare anche il metro per poi piegarsi sotto il peso della sua stessa testa, toccare il terreno e sviluppare nuove radici. Da qui anche il nome di “cipolle che camminano” (e già mi viene da pensare a quanto l’espressione “abbassare la testa” possa avere un’accezione positiva: la testa che con umiltà guarda il terreno perdendo lo sguardo dall’orizzonte sicuro e così dà spazio a riferimenti nuovi, nuove radici per nuove piante, nuova vita che cammina!). Gli antichi Egizi avevano una vera venerazione per le cipolle, le consideravano un alimento sacro e le dipingevano in numerosi affreschi. Sembra che la forma sferica e gli anelli concentrici simboleggiassero per loro la vita eterna tanto da seppellirle addirittura insieme ai faraoni! Adesso capisco la grandezza di questa civiltà! E pensare che a casa mia non la sopportano neanche quando la propongo tagliata a metà, sul cuscino, contro il raffreddore!

Ma tornando all’espressione “rimpiangere le cipolle..”, viene dal libro dell’Esodo, il popolo d’Israele era stanco della fuga nel deserto e del cibo frugale, ed inizia a rimpiangere lo stato di sottomissione all’Egitto pur di poter mangiare un po’ di pesce, legumi e cipolle!

Oggi siamo a fine 2021, 2 anni di pandemia, e in tanti rimpiangiamo le nostre cipolle d’Egitto! Quando potevamo stare in 100 a cantare in una stanza, quando le mascherine le conoscevano solo i medici e alcuni artigiani, quando le mani era meglio averle sporche per farci gli anticorpi, quando il qr code era solo per musei e siti turistici, quando nessuno aveva mai visto un filmato ravvicinato e rallentato di uno starnuto, quando tanti morti c’erano solo nei poveri paesi in guerra, quando si poteva andare in ufficio e non avere i bambini in braccio mentre si fa una riunione in zoom…ed anche io mi ci metto, rimpiango la mia libertà: sono chiusa in camera l’ultimo dell’anno! cavoli, non potevo essere positiva nei giorni di lavoro? questo Covid doveva proprio rovinarmi le vacanze?… Però, in fondo, mi è rimasto ancora quell’ottimismo che mi fa credere che questo sacrificio “nel deserto”, questo cammino lungo già due anni e che ancora non ci ha dato certezze, ci sta traghettando verso orizzonti nuovi. Ci sta piegando la testa per farci mettere nuove radici e far nascere piante nuove con nuovi metabolismi per produrre aria nuova. Devo aver pazienza e fiducia, stare chiusa in una stanza può essere un’opportunità. Nelson Mandela è stato chiuso in cella per anni, ma quella chiusura lo ha fatto crescere umanamente e spiritualmente ed ha portato libertà al genere umano. Quindi, intanto ho l’opportunità di ricominciare a scrivere.

Buon anno cipollini!!! ricomincio con tutti voi! e non rimpiangete le cipolle d’Egitto!

Ombrellone 35

– Ti aspettiamo all’ombrellone 35, fai presto!

Stef e P. mi aspettavano in piscina, quella accanto al centro vaccini dove dovevo andare per la seconda dose.

Felice di aver assolto il mio dovere di buona cittadina che si prende cura della salute propria e di quella degli altri, arrivo da Stef e P. che allegri e felici dall’acqua mi indicano la direzione dell’ombrellone: – Vai, lascia tutto e vieni a tuffarti con noi!

Col mio cerotto in bella vista sul braccio come un trofeo di guerra cerco l’ombrellone 35 tra quelli nell’area più libera sul prato. Ma con mio grande disappunto il 35 era proprio nella zona più sconveniente, accanto a ad un gruppo di 6/7 giovani uomini, quasi tutti evidentemente stranieri, probabilmente lavoratori stagionali, che parlavano un italiano stentato e scherzavano tra loro in uno stile che non mi piaceva e mi faceva sentire decisamente a disagio. Non mi sarei mai tolta i vestiti accanto a quella gentaglia e soprattutto non mi sarei mai e poi mai sentita sicura di lasciare il mio zaino con soldi e documenti incustodito in balia di quel gruppo. Ho guardato in direzione dell’acqua per cercare Stef ma ovviamente era troppo lontano e impegnato nel nuoto per poterlo pescare. Ho cercato qualcosa da leggere ma non mi ero portata niente, eccetto un campioncino di dentifricio con pochi ingredienti e a piccolissime lettere. Avevo pochi giga per poter navigare su internet e ho fatto un paio di telefonate con interlocutori che sembrava non avessero molto da raccontarmi né da ascoltare. Così l’unica cosa che mi rimaneva da fare era far finta che odiassi il sole e sdraiarmi vestita sotto l’ombrellone, guardando solo a destra per evitare di incrociare anche solo lo sguardo di uno degli uomini. Ogni secondo mi sembrava un’ora e la rabbia cresceva, fino a quando uno di quelli, probabilmente il più giovane e sicuramente il più scuro di pelle mi si è avvicinato:

– Mi scusi, potrebbe guardarci le cose mentre andiamo in acqua, sa – indicando con lo sguardo tutto intorno – non si può star tranquilli qui!

Non potevo credere alle mie orecchie e ai miei occhi! Mi veniva da ridere, tantissimo, ma mi sono dovuta trattenere per rassicurare il giovane che avrei fatto del mio meglio.

Così sono rimasta sotto l’ombrellone a badare alle cose di quella “gentaglia”!! Però mi sono tolta i vestiti ed ho preso il sole. E questa volta guardavo solo a sinistra. E poi, quando è arrivato Stef, ridendo, ho guardato il cielo!

L’ amore da Trieste in giù

Oggi i funerali di Raffaella Carrà. Qualche anno fa, cambiando canale in TV, ho beccato un servizio sulla sua carriera, da giovanissima, agli ultimi programmi televisivi. Io non ero molto interessata ma la mia figlia minore, che aveva circa sette anni, era rimasta ipnotizzata e mi ha intimato di lasciare lì. Il servizio è durato più di un’ora, e da quel giorno Raffaella si è guadagnata una nuova giovanissima fan. Per mesi ancora, mia figlia mi ha chiesto di cercare su you tube i video della sua Raffaella ed ha imparato alcune delle sue canzoni. In particolare, quella che le piaceva di più era “Tanti auguri” e cantava il ritornello “ com’è bello far l’amore da Triste in giù” con una tale innocenza ed allegria che nessuno in famiglia se la sentiva di spiegarle che forse i contenuti del testo non erano adatti alla sua età! Fino a quando, iniziato il catechismo, torna a casa con un compito: -” La prossima volta ognuno di noi deve portare una canzone che parla d’amore che possiamo imparare tutti. Ed io voglio portare quella di Raffaella, L’amore da Trieste in giù!!” – con un entusiasmo irrefrenabile!

Abbiamo capito che era arrivato il momento di spiegarle qualcosa. Ma non volevamo assolutamente rovinare il suo rapporto di affetto sincero con la sua Raffaella, così le abbiamo semplicemente detto che l’amore di cui parla la canzone è un amore più speciale, quello tra innamorati e non più generale tra amici e vicini.

– “E il tuca tuca?

– “Facciamo che cerchiamo bene, ce ne sono così tante di canzoni al mondo!!” –

E ci siamo messi a cercare, ma non era facile trovare un testo che parlasse d’amore e allo stesso tempo fosse allegro e orecchiabile!

Adesso, dopo qualche anno, ripensandoci, credo che quello che percepisse mia figlia nella Carrà, fosse un messaggio più ampio, un messaggio che veniva dalla sua arte e dal suo essere artista e umana tra gli umani insieme, un senso di semplicità, libertà, genuinità ed anche purezza. Capace di unire la gente, bambini, giovani e anziani.

“Com’è bello portare l’amore da Trieste in giù,…non c’è odio, non c’è guerra quando l’amore c’è.”!

Franco Battiato e le valvole a nido di rondine

Ieri è passato a nuova vita Franco Battiato. Giorni fa, suggerendo ai ragazzi del liceo di preparare un lavoro sul sistema cardiocircolatorio nella forma espressiva che trovano più agevole, ho mostrato loro alcuni esempi di lavori artistico letterari che si basano su conoscenze scientifiche. Ho citato ad esempio racconti di Calvino e di Primo Levi; mostrato un balletto di Baryshnikov (the heartbeat) che danza con elettrodi attaccati sul corpo, al ritmo del suo cuore; un video che riproduce una opera di Dalì, un cuore pulsante, fatto d’oro e rubini incastonati; e ho fatto ascoltare spezzoni di brani di un primissimo lavoro di Battiato, dal titolo Fetus, che si ispira ad un libro di fantascienza ed eugenetica, in cui parole e musica esprimono lo sviluppo di un feto a partire da una cellula.

Quando abbiamo iniziato l’approfondimento dell’argomento oggettivo della circolazione del sangue, siamo arrivati alle valvole a nido di rondine, valvole che si trovano nelle vene, e non nelle arterie, per impedire che il sangue, povero di ossigeno e quasi senza pressione, torni indietro senza arrivare più al cuore. Subito mi è nata una riflessione che ho condiviso con i ragazzi: quante volte ci siamo sentiti senza forze, senza pressione, senza ossigeno, ed è venuto in nostro aiuto un amico, un fratello, o uno sconosciuto, o una lettura di un libro, o una musica, una canzone…le valvole a nido di rondine della nostra vita, che ci impediscono di cadere e ci aiutano ad andare avanti per raggiungere il cuore e i polmoni e ricaricarci di ossigeno. Posso dire che tante canzoni di Battiato (non le conosco tutte), sono state e lo sono ancora, delle valvole che si chiudono dietro ogni sospiro di dubbio o sconforto per impedirmi di fermarmi, di arrendermi alla routine senza vedere le cose con uno sguardo nuovo, delle valvole che mi aiutano a credere che, come dice Battiato stesso: “E’ un privilegio, in questo universo, nascere essere umano”. Un privilegio da difendere con merito.

25 Aprile

Cipollefritte compie 1 anno!

25 Aprile, festa della liberazione. Un giorno che ricorda l’uscita da un periodo storico del quale dovremo vergognarci per il resto della nostra permanenza sulla terra, un periodo del quale abbiamo, ancora per poco, dei testimoni in grado di scuotere le nostre coscienze con i loro racconti dell’orrore. E insieme dobbiamo aiutarci a non dimenticare.

Allo stesso tempo, proviamo ad uscire da un altro periodo storico assolutamente imprevisto e doloroso: il periodo Covid 19. Sono stati brevettati vaccini a tempo di record e a tempo record dovranno essere somministrati. Ma dovremmo aver capito, oggi più che mai, che nessuno si salva da solo. Che solo se ci vacciniamo tutti, tutto il mondo, ricchi e poveri, possiamo vincere contro questo virus.

Auguro a tutti l’inizio di una nuova storia: C’era una volta….tutti insieme appassionatamente!

E grazie ai miei affezionati cipollini!

Sofagate

L’atteso incontro del 6 aprile, tra il presidente Turco Erdogan, la presidente della Commissione Europea Ursula van der Leyen e il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel, si è aperto con un grande atto di galanteria. Erdogan, per proteggere l’unica donna presente dai rischi di contagio da Covid19, le ha gentilmente riservato un comodo e grande divano, lontano dalle due poltrone per gli uomini.

La Van der Leyen, visibilmente commossa, ha ringraziato per l’accortezza: con 7 figli, non era mai riuscita ad avere un divano tutto per sé! E d’altro canto, per lo stesso motivo, le distanze con gli interlocutori non la preoccupano, riesce a farsi ascoltare lo stesso. Ha poi iniziato il suo intervento chiedendo a tutti di tenere le mascherine sulla bocca e di togliere il prosciutto dalle orecchie.

Educazione civica

Un aspetto meraviglioso dello stare in classe è quello di riuscire a vedere in ogni argomento svolto un legame con la vita, o meglio con l’educazione civica. Questo nuovo sguardo mi si apre solo se quello che studio è legato ad un pensiero verso le nuove generazioni, e quindi ringrazio tanto tutti i ragazzi che, forse inconsciamente, mi aiutano a tenere le pagine dei libri sempre ancorate al “qui” ed “oggi”. Ad esempio, tra le varie teorie evoluzionistiche, c’è quella che vede la cellula eucariote nata da una originaria convivenza tra una cellula ospite ed una “ospitata”, un batterio, e dai benefici comuni che hanno poi portato all’evoluzione della cellula con organelli come i mitocondri o i cloroplasti. La vita quindi non sarebbe solo lotta per la sopravvivenza individuale, ma cooperazione per dare origine a forme nuove. Non a caso è stata una donna, L. Margulis, a battersi per questa ipotesi. E in questa cooperazione come non sentire uno stimolo ad agire anche noi, uomini già presuntuosamente evoluti, nella direzione della cooperazione per creare una vita e un mondo nuovi? E se passo poi alla genetica, come non vedere nei meccanismi di regolazione genica nei procarioti e negli eucarioti, un insegnamento al risparmio energetico? Le cellule potrebbero produrre continuamente tutto quello che hanno codificato nel loro DNA, ma non lo fanno. Producono e lavorano solo per quello di cui hanno bisogno loro o il corpo del quale fanno parte. O, da un altro punto di vista, si può dire che potrebbero esprimere continuamente tutto il loro sapere, e invece per gran parte del tempo tacciono. Le parole vengono espresse al momento opportuno e con grande parsimonia. Le parole dette sono quelle che servono, né una di più né una di meno. Che monito al grande edonismo mediatico dei nostri tempi!

E ancora, se guardo alla chimica, ai legami molecolari, come non incantarmi di fronte all’importanza di quelle forze debolissime, come le forze di Van der Waals, che non hanno la capacità di legare atomi fino a formare molecole, ma hanno la capacità di far sentire a tante molecole messe insieme, anche a quelle più asociali e cioè meno polari, che sono un gruppo, che non possono fare a meno le une delle altre, che ogni cosa che esiste ha una forma di attrazione verso un’altra. Mi vengono in mente le tante persone che mi sfiorano durante la giornata, gente al supermercato, sull’autobus, in coda all’ufficio postale. Non conoscerò mai i loro nomi e non saremo mai legati da legami forti come quelli di parentela o di amicizia, ma il fatto solo di averle incontrate anche una sola volta deve farmi credere che tra noi c’è stata una forza, pur debolissima, che per un istante ci ha cambiati. Siamo frutto di tante, infinite e quotidiane forze di Van der Waals.

E la geometria molecolare, con le sue forme simmetriche che già da sé esprimono armonia e bellezza, una bellezza molto diversa da quella della natura macroscopica che ci appare con forme curve e apparentemente disordinate. A livello molecolare la natura ha forme geometriche, ha un ordine inaspettato. È l’ordine dell’anima.

Nel rappresentare una molecola dobbiamo sempre ricordarci anche degli elettroni che non rimangono coinvolti nei legami, dico ai ragazzi, quelle coppie elettroniche che vogliono assolutamente stare il più possibile lontane fra loro e lontane da altri legami. Come noi oggi nei giorni di pandemia. Dobbiamo, per amore nostro e degli altri, stare il più possibile distanti tra noi. Ma poi, quando e se c’è necessità, proprio come quegli elettroni che sono pronti a reagire e a formare nuovi legami al momento opportuno, dobbiamo essere pronti a dare una mano a chi ha bisogno. Dobbiamo essere pronti ad interagire e a formare legami sociali.

Grazie ragazzi, che mi aiutate a vedere oltre la superficie lucida delle pagine dei libri di scuola.

3colori e 1 forma

Causa forte raffreddore e restrizioni da Covid19, la mia figlia minore è rimasta a casa per quasi una settimana. Niente scuola e niente amici. Che cosa fare? Era un po’ che non le dedicavo così tanto tempo e non ero più abituata. Però mi sono detta che dovevo arrendermi alla realtà delle cose e lasciarmi sorprendere da quello che potevo imparare. Ed infatti subito mi è stato proposto un nuovo gioco: 3 colori e 1 forma. Ognuno pesca dalla scatola dei pennarelli 3 colori a caso e a turno si sceglie un oggetto o una forma da disegnare. Al via ci sono 5 minuti per terminare il disegno e colorarlo con i 3 colori. Poi si confrontano i disegni e si ride un po’. Sembra banale ma vi assicuro che quando vi trovate con un rosso, un giallo e un verde per disegnare il mare, un marrone, un viola e un giallo per un mazzo di fiori, un verde, un rosso e un rosa per una lampada…vi chiedete se potrete mai ottenere qualcosa di almeno carino. Eppure, ogni volta, con gli abbinamenti più strampalati, quei colori che mai avreste pensato di mettere insieme, con un po’ di buona volontà si riesce ad ottenere qualcosa di originale, armonioso, ed anche con una propria misteriosa capacità di esprimere il bello. Questo gioco mi ha fatto un gran bene. Ho capito che lo stesso sforzo si può estendere anche in altri ambiti: si può fare una torta con quello che c’è; un giardino con i semi che abbiamo; sorridere con i denti che ci sono rimasti!; lavorare con i colleghi del dipartimento; costruire una comunità con la gente che ci è vicina.

Basta aver chiaro qual è la forma che vogliamo ottenere. I colori, fidiamoci del caso!

Le coperte

A colpire la mia vista sono state due coperte dai colori intensi, vivaci e ben composti come patchwork, di lana all’uncinetto. Non se ne vedono spesso di così belle, artigianali, che danno proprio onore a chi le ha fatte. E quindi soltanto dopo, mi sono accorta di chi c’era sotto quelle coperte. Da una parte, un neonato in un passeggino, spinto probabilmente dalla mamma; dall’altro, in direzione opposta ma sullo stesso marciapiede, una signora curva sulla sedia a rotelle, la pelle del viso piegata dagli anni, trasportata da una giovane donna. Quando mi sono accorta di loro erano sul punto di incrociarsi e mi è parso, ma forse è stata solo una mia fantasia, che le due creature distanti forse un secolo negli anni, in quel breve frangente di tempo/spazio, si siano scambiate degli sguardi complici. Allora, seguendo la mia immaginazione che aveva preso la sua corsa, ho provato ad indovinare cosa potesse essere passato nelle teste di quei due esseri che mi attiravano con simpatia. Il bebè avrà pensato: io sto imparando a gattonare e non vedo l’ora di stare in piedi e camminare e poi correre! Il mondo è così bello e grande e pieno e liscio, ruvido, morbido, duro, colorato, profumato e puzzolente, con musica e rumori. Non posso smettere di ammirare ogni istante ed ogni luogo della mia giornata. Vivo in un grande luna park dove non ci si annoia mai! Perché tu hai smesso di camminare e divertirti e giocare?

E la centenaria avrebbe risposto, sempre con lo sguardo: mia carissima amica, il mondo è proprio come dici tu, e anche di più. E quel di più potrai scoprirlo solo quando la vita ti toglierà le forze e avrai di nuovo bisogno di abbandonarti con fiducia a qualcun altro. Ma vivrai esperienze ancora più intense e profonde, e scoprirai cose di una bellezza che ha altre dimensioni, cose che i sensi riescono solo a nascondere o coprire, come rumori di fondo. Ma ci arriverai per gradi, adesso gioca e cresci in allegria!

Due belle coperte coprivano due mondi così diversi e distanti, ma legati alla stessa vita.