Il coperchio

Mia figlia L mi ha lanciato una sfida. Eravamo a tavola, attorno alla mia deliziosa zuppa di lenticchie rosse, quando si è alzata e con un gesto quasi spastico, ha preso il coperchio della pentola, mi si è avvicinata e scandendo bene le parole mi ha detto: voglio vedere se riesci a scrivere una storia su questo coperchio. Poi l’ha riposto sulla pentola. Ho accettato la sfida e non appena tutti si sono allontanati dal tavolo senza aver sparecchiato, mi sono seduta vicino al coperchio e gli ho chiesto di raccontarmi la sua storia. All’inizio non rispondeva e stava fermo e muto, poi l’ho sollevato ed ho capito perché. Era offeso, le parole di L l’avevano ferito perché dubitare che qualcuno o qualcosa possano avere una storia da poter raccontare è come negarne la stessa esistenza e dignità. Era così triste che piangeva lacrime come di condensa da riempire almeno mezzo bicchiere. Infatti si è bagnata tutta la tovaglia. Mi sono affrettata a prendere un canovaccio per asciugarlo e tolta tutta l’umidità, sulla superficie interna, è apparso un viso molto simile al mio, ma più spento. Raccontami tutto, gli ho detto. Ah, vuoi dirmi che ne hai viste tante di cose che bollono in pentola? Certo, nessuno può negarlo, tu vedi le cose trasformarsi, da crude a cotte, da liquide a dense, da molli a croccanti e da dure a molli. E proteggi il cibo dal raffreddamento e eviti che i profumi volino via. Avrai di certo pianto per le cipolle appena tagliate e riso per il solletico dei popcorn che scoppiettano. Ti sei fatto tante di quelle belle docce in lavastoviglie! Certi detersivi ti irritano? Povero, ci farò più attenzione. Il cassetto nel quale ti ripongo è troppo affollato? Mi dispiace, ti cercherò un altro posto. Non sopporti quando ti uso come gong con la paletta di legno? Non lo farò più. E mano a mano che si raccontava, rispondendomi con dei silenzi eloquenti, pareva che il coperchio si distendesse, liberato da tutto quello che non aveva mai avuto occasione di dire. Povero coperchio, mi dispiace e ti chiedo scusa. Tutti abbiamo bisogno di raccontare e tutti dobbiamo cercare di ascoltare. Devo ringraziare L per la sfida. Ho riappoggiato il coperchio sull’avanzo di minestra ormai fredda e l’ho guardato per un’ultima volta prima di sparecchiare. C’era un volto molto simile al mio, ma più disteso e con una maniglia per naso. Stava meglio.

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