Le tende

Era proprio ora di lavarle quelle tende. Con una buona approssimazione dovevano essere appese lì da due anni. Immobili se non per quei giorni di venticello primaverile o estivo, quando la porta finestra resta socchiusa. Altrimenti rimangono piuttosto ferme, a difendere il loro mestiere di nascondere l’interno dall’esterno, di proteggere gli inquilini della stanza dallo sguardo dei vicini. Si capisce quindi quanta storia sia stata scritta su quei teli appesi. Perché chiamarla polvere è improprio e ingiusto. Il tempo non semina polvere, scrive. Sta a noi interpretare i segni e credere che abbiano qualcosa da dirci. Quindi ho preso la scala per arrivare in alto, a sganciare il bastone per far scivolare via le tende. Ma una volta lassù mi sono accorta che la situazione era ben più “viva” di quello che mi sarei aspettata. Su tutto il bordo a pieghe della tenda si era accumulata così tanta polvere che con l’umidità aveva creato un microclima ideale per una famigliola di ragni: uno grandino e due piccoli. Avevano tessuto una tela meravigliosamente più pregiata e bella delle mie tende. Sulla ragnatela era intrappolata una di quelle fastidiosissime zanzare che ronzano e pungono senza rimorso. Come avrei potuto, tirando via le tende, rovinare il lavoro di tre innocenti esserini, che tra l’altro mi hanno difesa dalla possibile aggressione della zanzara tigre? Non potevo agire d’impulso spinta dalla tradizione delle pulizie di primavera, io un essere pensante e razionale dovevo prendere una decisione più ponderata. E ho deciso che le tende potevano restare lì ancora per un po’, avrei monitorato la situazione settimana per settimana, fino a quando la famigliola avrebbe trovato un cantiere nuovo per il proprio lavoro. Prima di scendere però mi sono accorta che le viti che avrebbero dovuto tenere fermo sui ganci il bastone erano visibilmente svitate. Ho allungato il braccio destro verso la vite di destra ma qualcosa è andato storto e mi sono sbilanciata cadendo all’indietro, sul letto, con le tende addosso ed il bastone stampato sulla fronte. Ancora sommersa, ho sentito un solletico sul naso. Era il ragno, quello più grande.

– Che brutto mostro gigante che sei, con quegli occhi storti!

– Brutto mostro a chi? Senti chi parla! Certo se ti metti sul mio naso ovvio che per guardarti mi vengono gli occhi storti. Dovresti ringraziare il cielo per non averti ammazzato prima, e di aver rischiato di farmi molto male per risparmiare la vita a te a e ai tuoi piccoli.

Il ragno non mi ha neanche ascoltata, è sceso giù dal naso verso la bocca, il mento e oltre e poi non l’ho più visto. Mi sono tirata su, e guardata attorno, dei ragni nessuna traccia. Ho sfilato le tende dal bastone e le ho portate in lavanderia. Sono entrata già curva pronta ad infilare le tende in lavatrice, e quando mi sono sollevata il ragno era lì, davanti a me, grande come un uomo, su due zampe, insieme ai due ragnetti diventati grandi come bambini, e tessevano fili da una parete all’altra della stanza.

– Lo stenditoio è quasi pronto, signora. – ha detto il ragno gigante.

– Lo stenditoio?

– Lo stenditoio sì, per la sua biancheria. Ho visto che ha solo un piccolo stendino.

Intanto i ragni bambini continuavano ad attaccare bene i fili ai muri.

– E perché fate questo per me? Per un brutto mostro?

– Perché lei ci ha salvato la vita. Ce ne siamo accorti quando era arrivata lassù, ha esitato, ha apprezzato noi e il nostro lavoro. Per questo gliene siamo grati. Andiamo ragazzi, per oggi abbiamo finito. Arrivederci signora.

Ed il ragno grande, con i due ragni piccoli, mi sono passati davanti e sono usciti dalla porta di casa.

La sera mi sono accorta che non avevo ancora tirato fuori le tende dalla lavatrice. In lavanderia c’erano ancora quattro bei fili robusti tesi da parete a parete. Io le tende però le riappendo bagnate, così non c’è bisogno di stirarle, si asciugano senza pieghe.

Ho risistemato la scala davanti alla porta-finestra, infilato le tende sul bastone e sono salita su. I ragni non c’erano e neanche uno straccio di ragnatela. Ho avuto un momento di malinconia. Una zanzara ronzava da qualche parte ma non riuscivo a vederla. Che fastidio. Avrei voluto tessere io una tela di ragno per catturarla.

Poi finalmente a letto. Il ronzio non si sentiva più. Ho allungato il braccio per spegnere la luce e la ragnatela era lì, sotto la mensola, bellissima, un ricamo in aria, e incastonata in mezzo una innocua zanzara silenziosa. Mi sono guardata attorno per cercare i ragni, ma niente, non si vedevano. Quando ho chiuso gli occhi però ho sentito un solletico sul naso e scommetto di aver anche sentito una vocina augurami “buonanotte brutto mostro gigante!”.

3 pensieri riguardo “Le tende

  1. …chissa’ che fanno gli acari in queste circostanze!!! …Io ho un serio problema con la sabbia di mare che entra in casa col vento…

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