
Un po’ di anni fa, in un vaso del mio terrazzo, era nata una pianticella spontanea. In quel vaso Stef aveva sradicato un ciliegio che non aveva resistito alle condizioni metereologiche avverse. Che dolore un essere vivente che ci lascia!
La primavera successiva quella terra sola ma fertile, aveva accolto una nuova vita: non era però un limone, era evidente che fosse un essere nuovo. Ma da sconosciuto e diverso non ci ispirava fiducia e d’accordo con Stef, l’abbiamo estirpato. L’anno dopo stessa storia: piantina sconosciuta estirpata. Quello dopo ancora di nuovo. Il quarto anno però di fronte a tanta ostinazione ci siamo arresi: se è una pianta infestante lasciamoci pure infestare. La natura è tutta seminata dal vento e cresciuta dal sole e dalla pioggia, e cosa c’è di più bello?
Con questa osservazione emersa in pochi minuti di riflessione, abbiamo deciso, io e Stef, di dare una possibilità a quella piantina.
Ad ogni primavera abbiamo visto delle sporadiche foglie salutare il sole, e ad ogni inverno dei rami esili e spogli accettare il freddo. Non è stato mai un gran bel vedere! ma avevamo deciso di dare fiducia a quella vita e anche se con la sua chioma rada e il fusto magro non era un essere attraente, lo amavamo proprio per quello, per la sua unicità e per il mistero che eravamo certi portasse nella sua linfa.
Quest’anno, dopo cinque anni dal nostro atto di fede, la nostra pianta, diventata ormai un alberello, si è finalmente presentata: è un gelso!!!
E’ ancora esile ma stracolmo di frutti dolcissimi che offre con generosità!
Ogni mattina gli faccio visita: Buongiorno Gelso, ti voglio bene!
Mi mangio un bel pugno di more nere mature e ne porto qualcuna a Stef: – Non saranno velenose?
– Ancora non hai imparato a fidarti di lui?
Stiamo ancora tutti bene, tranquilli!
…vedi che succede quando la natura riesce ad esprimersi….!?
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Proprio così Saretta!
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