
Quando per la prima volta ho letto su tutte le prime pagine dei giornali pubblicizzate su internet il nome Floyd, mi sono chiesta che cosa avessero combinato di grosso i Pink Floyd! Scoprendo poi con tristezza che Floyd fosse l’ennesima vittima nera della violenza dei bianchi, ho provato vergogna per il genere umano. Da quel giorno si stanno susseguendo manifestazioni e proteste contro il razzismo e ogni forma di discriminazione, con una partecipazione di massa, condivisa da pelli di tutte le sfumature di colore, che mi fa credere che ci sia una maggioranza solidale e unita.
Le recriminazioni si stanno estendendo anche ai simboli del razzismo, come statue di mercanti di schiavi o ai simboli del colonialismo. Una scena che mi ha fatto sorridere è stata quella del premier olandese Rutte, che, dopo aver dovuto convincere il suo paese che le decisioni per contrastare il coronavirus fossero prese con consapevolezza scientifica e coscienza politica, dopo aver dovuto discutere a livello nazionale e internazionale sull’opportunità o meno di partecipare ad un fondo comune europeo di sostegno agli stati colpiti economicamente dalla pandemia, si è ritrovato davanti alle telecamere di tutte le tv olandesi a dover discutere sull’eventualità di abolire la figura di un personaggio della fantasia che aiuta Sinterklaas (San Nicola, che da noi è diventato Babbo Natale) a portare i regali ai bambini: Zwarte Piet. Non si sa bene quale sia l’origine di questa figura, forse risale all’occupazione spagnola, e infatti Zwarte Piet minaccia i bambini cattivi di portarli in Spagna (dove tanti bambini olandesi vanno in vacanza!). Però è un personaggio nero e di subordine rispetto al bianco Sinterklaas, e può urtare la sensibilità di tanti, e offendere chi ha la pelle scura.
Allora voglio raccontarvi di un episodio che mi è successo appena prima del lock down. Ero ad Amsterdam in un quartiere a maggioranza turca: tutti i negozi, i ristoranti, i parrucchieri, i mercati sono turchi o gestiti da turchi. Ero in un grande magazzino pieno ovviamente di turchi, molte donne con vestiti lunghi scuri e velate, e c’ero io (scambiata però per turca da una signora che voleva le traducessi) e due delle mie figlie. All’uscita, seduto per terra a sinistra, c’era l’unico uomo biondissimo, occhi azzurrissimi, carnagione chiarissima, vestito di stracci e sporco, che chiedeva l’elemosina. La scena mi ha colpito in particolare proprio per il contrasto di colori. Un giovane evidentemente turco, o di origini tali, ha prontamente dato dei soldi al suo bambino indicandogli l’uomo biondissimo, al quale ha sorriso cordialmente. Adesso vi starete chiedendo che cosa c’entra col razzismo. C’entra perché in quel gesto non c’era solo carità, non c’era solo gratitudine verso un paese ospitante che ha accolto e dato opportunità ad uno straniero che vuole quindi ricambiare l’affetto, ma si leggeva soprattutto fraternità. Questa era per me la lezione. L’altro è mio fratello, sempre. Il razzismo, così come tutti gli “ismi”, si può vincere solo partendo dalla fraternità.
Proposta per Rutte: facciamo che Zwarte Piet è il fratello di Sinterklaas che sa bene che tutti i bambini sono bravi. In Spagna ci vanno con i genitori, e caramelle per tutti!
Cipolle fritte è aggiornato e affronta temi importanti. Con gentilezza si possono dire cose serie che ti fanno riflettere di più che se sbattute in faccia con arroganza. Abbiamo la possibilità di pensare a lungo.
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Grazie Silvia!
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