Testa dura

Testa dura, era chiamato mulino “Testa dura”. Per far girare quella testa, per orientarla verso il vento del giorno, ci volevano almeno quattro braccia da mugnaio allenato. Aveva quasi duecento anni, era nato nel posto sbagliato, dove doveva stabilirsi la stazione dei treni, e per questo doveva morire e nascere di nuovo. È stato abbattuto e ricostruito mattone per mattone, trave per trave, pala per pala, e sembrava che tutto procedesse bene, ma alla fine quella testa rotante non si incastrava al collo. Continuava ad essere una testa dura. Ci è voluto un po’, aggiustamenti e adattamenti, per riportare la creatura alle sue funzioni originali. Ma proprio originali. Perché il suo mugnaio aveva sempre bisogno di altre due braccia per girare la maniglia degli ingranaggi, e una volta orientata la testa verso il vento, anche alle pale bisognava dare una spinta per partire, sembravano molto pigre. Eppure, il mugnaio lo amava, credeva in lui, e la farina macinata lì, seppur poca rispetto al rendimento degli altri mulini, era per il mugnaio la più pregiata del mondo. Non ne sprecava un granello. Il pane fatto con quella farina, portava il ricordo caldo della famiglia, dell’amicizia e dell’amore, tutte esperienze per le quali il mugnaio viveva ogni giorno.

Passarono ancora tanti anni, la farina era sempre poca, ma la migliore, il mugnaio guadagnava rughe e perdeva forze, ma non la speranza e la fiducia nel suo mulino “Testa dura”. Quando ormai per il mugnaio il futuro era molto più corto del passato, e servivano quattro nuove braccia a girare gli ingranaggi, arrivò finalmente il vento giusto. Nessuno ha mai capito da quale direzione arrivasse, le bandiere svolazzavano verso ogni punto. Non era tramontana, né grecale, né ponente, né libeccio, né scirocco..era un vento nuovo. Il mulino voltò la testa da sé, le pale iniziarono a girare da attirare l’attenzione del paese. I contadini vennero da lontano a macinare il loro grano e la farina era come sempre la più pregiata.

Il mugnaio rimase per giorni seduto a guardare la sua creatura, giorni e notti. Seduto a guardare. Il profumo del grano macinato lo saziava di gioia. Quando chiuse per sempre gli occhi al passato, fermò nella memoria l’immagine del suo mulino “Testa dura”, lo portò con sé nel cuore, e si abbandonò all’ignoto con gratitudine.

2 pensieri riguardo “Testa dura

  1. Ho riletto con piacere “Testa dura”.
    Il profumo della farina, la migliore, mi fa tornare una gran voglia di fare il pane rimescolando le mie di farine insieme alla cara, vecchia, pasta madre.
    Karin le storie che scrivi hanno il potere di rimettere in gioco le idee, le migliori, e fanno un gran bene…
    L’immagine che mi torna spesso è quella del mugnaio seduto a guardare la sua creatura nella quale ha continuato a credere. Forse è così, è necessario andare oltre le apparenze sempre. E imparare a “chiudere gli occhi al passato” per ” abbandonarsi all’ignoto”.
    Sono in attesa di nuove ignote storie… ma intanto buone vacanze!!

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