Il trabocco

Innanzitutto mi piace il nome: trabocco. Sebbene derivi da “trabocchetto”, tranello, a me fa pensare a traboccante, strabordante. Come il cuore di un innamorato.

Poi mi piace il corpo: di legno di pino d’Aleppo, forte ma duttile, solido e mobile, vigoroso e slanciato.

E mi piace il carattere: sicuro e docile, calmo e laborioso, fermo e gentile.

E l’anima: sincera e altruista, limpida e profonda come il suo mare.

Il trabocco che è in spiaggia con me ogni estate ha lavorato sempre tanto. Da giovane, appena in grado di sostenersi sulle proprie appendici, come tutti i suoi simili, è stato impiegato nella pesca. Tra le sue reti ha raccolto instancabilmente pesci azzurri, seppie e sogliole. Dal tramonto al mattino le sue braccia lunghe tuffavano le reti in mare e poi, piene, le ritiravano. E quando il mondo era sveglio, sotto il sole più alto e cocente, il trabocco riposava, con i piedi sempre tra le sue acque rinfrescanti.

Quando era ormai maturo, gli è stato chiesto di lasciare la pesca. Ormai c’era chi riusciva a far di meglio. Il trabocco non si è scomposto, umilmente ha accettato una nuova mansione, e si è reso disponibile per offrire uno spazio ristorazione. Ovviamente non uno spazio per un ristorante qualsiasi: ma uno di quelli proprio ricercati, romantici, sul mare, col solo suono della risacca e la luce della luna sull’acqua. Il trabocco ha aiutato tante coppie a dirsi “sì”, rassicurandole con la sua pace.

Per tanti anni l’ho incontrato così, sereno e calmo nel rendersi utile.

Poi quest’anno la sorpresa. Il mio trabocco non pescava e non offriva ristoro. Era vecchio, rotto, affaticato e forse malato. Ma non triste né preoccupato. Guardava il suo mare, in silenzio.

L’ho accarezzato come fosse un nonno gigante e mi sono accorta che la sua pelle era ancora più pallida e secca. Il mio nonno trabocco si lasciava ancora modellare dalla natura, la sua docilità era forse il segreto della sua calma. Il sale, il sole. il vento e l’acqua, diventavano sempre più parte di lui, un tutt’uno. Gli ho sussurrato un “grazie” per la sua testimonianza di solidità e coerenza. E lui era lì, fermo nella certezza che tutto risponde ad un equilibrio più grande.

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