Aria condizionata

Ho letto che il signor Gianni Agnelli, a chi gli faceva notare che le sue auto fossero un po’ troppo semplici, con pochissima tecnologia, gli rispondeva che “tutto quello che non c’è non si rompe”. La mia auto, o meglio un furgoncino Fiat Scudo, come “optional” ha praticamente niente. La radio sì, ma quella ormai è inclusa sempre, e anche l’aria condizionata ovviamente. Non riuscirei ad immaginare di viaggiare in estate senza aria condizionata. Eppure quando ero piccola, con la mia famiglia, facevamo migliaia di chilometri senza aria condizionata, in autostrada con i finestrini aperti e l’aria schiaffata sui visi a massaggiarli. Qualche sera fa ero in giro in macchina. Finestrini chiusi, aria condizionata, musica sparata. Bellissimo, pensavo. Sono chiusa in una scatola di metallo, sola, alla temperatura giusta e con le vibrazioni giuste. Sono libera, forte, anzi imbattibile. Il mondo è fuori e non può raggiungermi oltre la “bolla di benessere” che mi sono creata. Così mi sentivo. La radio dava stranamente una selezione di brani che mi piaceva: Happier di Ed Sheeran, Watermelon sugar di Harry Styles, Giudizi universali di Lucio Battisti, Cold cold man dei Saint Motel, Lake Washington Boulevard dei Pinguini tattici nucleari, Vivere di Vasco Rossi, e anche il mio adorato Raphael Gualazzi con Follia d’amore. E ancora altri. Involontariamente ho allungato la strada sotto l’effetto estraniante della bolla. C’era pochissimo traffico e, ferma al semaforo, mi è caduto l’occhio sul display della temperatura esterna: 26 gradi, niente male rispetto ai 37 del giorno, non faceva così caldo. Eppure anche la Mercedes che mi stava accanto e le due macchine che mi stavano dietro avevano i finestrini chiusi. Colpa dell’aria condizionata, ho pensato, ci condiziona. Ho spento la radio che in quel momento dava le notizie (tutte brutte) e ho aperto il finestrino. Sì, l’aria era piacevole. Allora ho aperto anche quello di destra. Tutti e due spalancati. Quelli di dietro non potevo aprirli perché sono scorrevoli e manuali (niente optional elettronico che potrebbe rompersi). Oltre all’aria piacevole e vera, si sentivano le voci delle persone che passeggiavano con aria rilassata e vacanziera, ragazzi sfrecciare in bicicletta, suoni lontani di musica dai bar, qualche cane che trascinava il suo padrone, le cicale sempre allegre e pigre dai tempi di Esopo, i leggeri fiati di vento tra le foglie. Il mondo fuori dalla scatola, dalla mia bolla magica, non era così male. C’era altra musica, per tutti e fatta da tutti, anche da me. Perché dovevo lasciarmi condizionare dall’aria condizionata, anzi condizionante, e sollevare il finestrino? Ho pensato alla prima canzone che mi veniva in mente, forse l’unica della quale ricordo tutte le parole. Stava di certo per scattare il verde e volevo sfidare l’ignaro tipo della Mercedes (quando ho accanto una macchina che si presume sia più potente della mia provo sempre a batterla in partenza). Piede sull’acceleratore e via!! – Frateelli d’Itaaliaa…- a squarciagola, con i finestrini ben aperti. Ho seminato la Mercedes ed ho guidato con un gran senso di libertà. E all’arrivo a casa: prima classificata!

10 pensieri riguardo “Aria condizionata

  1. Proprio vero la libertà non ha prezzo.
    O meglio non deriva dalla preziosità delle cose ma dal rumore del vento che muove le foglie quando lo ascoltiamo.

    "Mi piace"

  2. Karin, ciao….
    mi hai fatto venire in mente i lunghi viaggi con mio nonno o i miei genitori in macchina da Nord Sud Nord ogni Natale e estate .con i finestrini abbassati e la calura che mi sbatteva in faccia d’estate…non era piacevole ricordo che arrivati a destinazione avevo la pelle i capelli che puzzavano di Strada,di catrame…a pensarci oggi è nostalgico..
    Karin ciao e grazie

    "Mi piace"

Scrivi una risposta a Il Costa Cancella risposta